Sono cresciuto in questa azienda, che ha sempre avuto le vigne. Nel ’73 sono subentrato a mio padre, e dopo una decina di anni abbiamo cominciato ad imbottigliare il nostro vino. Abbiamo mantenuto la tradizione di casa, e tutta emiliana, dei rifermentati, ma ci siamo divertiti anche con il metodo classico.
Quando poi ho visto la grande anfora romana che è stata rinvenuta in zona, e che ora è conservata all’ecomuseo di Castello di Serravalle, ho voluto provare a usare quella tecnica antica, che evidentemente era già in uso anche qui. Era la metà degli anni ’90…
Sempre una ventina di anni fa intrapresi seriamente il sentiero (allora non troppo frequentato, almeno qui da noi) della biodinamica, alla quale mi ero già interessato, e del recupero delle varietà locali di uva. Pionere? Incosciente? Ho semplicemente fatto quello che sentivo.
Uva e territorio, cuore e testa: questo è quello che ci vuole per fare vino di qualità e per affrontare gli imprevisti che la natura può riservare. Perché sia anche buono, ci vuole anche un pizzico di… d’annata fortuna!
Antonio Ognibene